venerdì 21 giugno 2013

Ungaretti






GIUSEPPE UNGARETTI

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto il 10 febbraio 1888 da genitori toscani. Ad Alessandria frequenta le scuole.

Nel 1912 va a Parigi, dove frequenta l’università e gli ambienti dell’avanguardia letteraria e artista (futuristi). Fu accesso sostenitore dell’intervento nella prima guerra mondiale a cui partecipò come soldato semplice. Combatté prima sul Carso e poi, nel 1918 sul fronte francese. Nel 1916 è uscito il suo primo libro: IL PORTO SEPOLTO ( una riedizione nel 1923 porta la prefazione di Mussolini, testimonianza dell’adesione di Ungaretti al fascismo). Nel 1931 esce una nuova edizione L’ALLEGRIA che nel 1919 venne stampato a con il nome di ALLEGRIA DI NAUFRAGI. Ungaretti ha due figli Ninon e Antonietto. Quest’ultimo muore , ispirando le poesie di IL DOLORE.

Dal 1921 vive a Roma come giornalista . Dal 1937 al 1942 vive a San paolo del Brasile, dove insegna letteratura italiana all’Università. Tornato in Italia  nel 1942 insegna letteratura italiana all’Università di Roma. Riceve molti e lauree da varie università italiane e straniere. Escono altre opere tra le quali per la produzione poetica, LA TERRRA PROMESSA e IL TACCUINO DEL VECCHIO.

Prima di morire raccoglie tutti i suoi versi in un unico volume intitolato VITA DI UN UOMO.

 

La poetica di Ungaretti

 

Ungaretti, durante la sua permanenza a Parigi, è vicino agli ambienti dell’avanguardia letteraria ed artistica (Futurismo, corrente letteraria artistica che esaltava la guerra definendola: “ Igiene del mondo perché avrebbe spazzato via tutto ciò che si riteneva superato”). Ungaretti infatti sosterrà all'inizio l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale. Il contatto con la violenza della guerra rafforza in lui il sentimento fraterno ( VEGLIA) e la ricerca della purezza e dell’innocenza.

Ungaretti diventerà il maggior esponente della poesia ermetica: una poesia dal linguaggio difficile, a volte misterioso perché concentra in poche parole molti significati.

Nella prima fase della scrittura ungarettiana c’è la frantumazione della metrica e della sintassi e la quasi sparizione della punteggiatura ( l’ALLEGRIA); nella seconda fase (SENTIMENTI DEL TEMPO) si avverte il recupero della metrica tradizionale e di forme stilistiche ed espressive assai meno estreme.

Vi è tuttavia una costante che collega i due momenti, ed è il culto della parola che è caricata del massimo della tensione espressiva.

Le sue poesie hanno un taglio autobiografico; le prime raccolte si ispirano alla sua esperienza in trincea dove lui ha sperimentato le atrocità e gli orrori della guerra.



 

Poesie

 

Mattina

 

Si tratta di una delle poesie più celebri e brevi di Ungaretti.

Il titolo è molto importante poiché rievoca il momento della giornata nel quale il poeta, durante la guerra, viene come abbracciato da una luce molto intensa proveniente dall’alto, accompagnata da una sensazione di calore. Tale luce illumina lo spazio circostante, facendo risplendere interiormente il poeta e permettendogli così quasi di percepire la vastità immensa dell’infinito.

È un momento in cui il finito e l’infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non esiste più niente intorno, solo una grande luce che origina un momento di intuizione nel quale egli si mette in contatto con l’assoluto.
 

M’illumino

D’immenso

 
SONO UN CREATURA

 

C’ è una poesia desolata, quasi a rispecchiare il paesaggio del Carso così arido, freddo. Troppo ha sofferto il poeta e la sua anima brucia ancora ma non ha più lacrime per piangere. Il suo dolore lo possiamo paragonare a quella pietra così senza vita. Vivere è uguale a soffrire, la sofferenza è uguale solo con la morte. I versi sono brevi e la immagini ridotte all'essenziale. Questo è uno stile completamente nuovo.

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
cos' totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

 

VEGLIA

 

L’attenzione per l’uomo, pur nella violenza nelle relazioni generata dalla guerra, l’attenzione per i sentimenti e la vita che nascono dall’esperienza della morte: ecco i temi di un’altra poesia in cui Ungaretti esprime un dolore ed un amore universali con parole immense.

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

SOLDATI

 

Una poesia costruita su una sola immagine, che esprime il senso della precarietà della vita, dell’amara tristezza del soldato che non può che accettare il compiersi di un destino.

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 

SAN MARTINO DEL CARSO

 

È una poesia che ci comunica il senso della distruzione e insieme di quella memoria che sembra essere ‘unico patrimonio umano. La poesia ruota tutta intorno a quelle “ corrispondevano” parola evocatrice che racchiude il senso di amicizia, di comunicazione, di profondi legami che sostengono il rapporto umano.

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato

 

 
FRATELLI

 

Ungaretti scrive la poesia nel 1916, durante i combattimenti della prima guerra mondiale. Là dove sembra regnare solo l’odio e la violenza, c’è un soldato che nella notte osa rivolgersi ad altri soldati osa rivolgersi ad altri soldati usando la parola “Fratelli”. È una parola bella, fragile e tenera come appena nata; è una parola tremante pronunciata con timore e trepidazione; è una timida proposta d’amore.

È salita  in modo spontaneo alle labbra di un soldato consapevole della propria fragilità , che cerca la salvezza nella solidarietà degli altri.

 

Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

 Fratelli

 

LA MADRE

 

È una delle liriche più famosa di Ungaretti; è un dialogo con la madre morta ed anche una preghiera.

La poesia esprime la concezione cristiana di Ungaretti e scolpisce con le parole una figura di madre sacra e solenne che si fa strumento di grazia per il figlio.

 

E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

 

 

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